Non “bio” perché senza conservanti ma perché riguarda la nostra vita. Ma nemmeno “testamento”, che uno fa per quando sarà morto, mentre questo lo fa per quando è ancora vivo.
Nell’incontro degli Inventori di sabato 22 novembre Licia Ferrari ha indicato alcune tracce di approfondimento in preparazione al convegno che si terrà il prossimo giovedì 27 ottobre a cura della Sezione di Reggio Emilia dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani sul tema appunto: “Il Biotestamento. Quale normativa“.
Oltre la corretta individuazione della natura d’un simile documento, la problematica più rilevante – e scottante, per le implicazioni di carattere etico, giuridico e sociale – riguarda i soggetti coinvolti ed i limiti di applicazione delle disposizioni in esso contenute. Già, si tratta del DAT = Disposizioni (o dichiarazioni, direttive) Anticipate di Trattamento, in cui l’interessato, ben lucido e vitale, lascia detto come lo si dovrà trattare allorché lucido e vitale non sarà al punto da essere classificato come malato terminale. E qui si inserisce il tema dell’eutanasia, cioè della “buona morte”, con tutto l’intrico dei trattamenti medici che comunque al paziente son dovuti e di quelli che configurano un accanimento terapeutico o, peggio ancora, una sperimentazione senza remore morali.
La letteratura in argomento è assai vasta e complesso l’iter di una normativa che i nostri parlamentari da tempo si palleggiano alla ricerca invero ardua di un’intesa il più possibile trasversale che metta d’accordo i più fieri sostenitori di una libertà individuale senza limiti e gli irriducibili difensori dell’inviolabilità della vita umana.
Di tutto questo ha parlato con ricchezza di particolari Licia Ferrari e parleranno gli autorevoli relatori chiamati al convegno. Consigliamo in ogni caso la previa lettura di alcuni dei più significativi documenti presenti sul web, a cominciare da quelli del Comitato Nazionale di Bioetica.

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