Manute Bol un cestista grande, un vero uomo

Manute Bol
Manute Bol

Probabilmente solo gli amanti del Basket sono venuti a conoscenza nei giorni scorsi della prematura scomparsa di Manute Bol, grande campione di pallacanestro. Ma forse anche a molti di questi sfugge che oltre il suo curriculum che parla di Washington, Golden State, Philadelphia, Miami, per un totale di 10 anni giocati nella NBA, e dietro la sua statura di 2,31 metri si celava un uomo innamorato di Dio e dei suoi fratelli sudanesi. Tutta la sua vita fu davvero spesa per il bene della sua terra i quasi sei milioni di dollari guadagnati in carriera sono finiti quasi tutti alla Ring True Foundation, nata per raccogliere fondi per i rifugiati sudanesi. Una volta venne multato di 25.000 dollari dalla sua squadra di allora, i Miami Heat, per aver perso due gare di preseason: il motivo era che si trovava a Washington per aiutare i dialoghi di pace tra i signori della guerra sudanese, che bombardavano i campi profughi a cui andava a far visita. Nel 2001 a Bol venne offerto un posto di ministro dello sport da parte del governo sudanese. Bol, che era cristiano, si rifiutò perché una delle pre-condizioni era la conversione all’Islam. Più tardi gli fu’ impedito di lasciare il paese dal governo sudanese, che lo ha accusava di sostenere la condotta cristiana dei ribelli Dinka. Il governo sudanese si rifiutatò di concedergli un visto di uscita, se non fosse tornato con più soldi. Fu aiutato a uscire da una raccolta fondi promossa dai suoi sponsor americani. Sei anni fa si era rotto il collo in un grave incidente d’auto. Negli Usa viveva modestamente, pagando i suoi conti tenendo discorsi o grazie agli aiuti dei suoi ex compagni di squadra, su tutti Chris Mullin. Finiti i soldi guadagnati col basket, Bol accettava qualsiasi trovata pubblicitaria pur di racimolare fondi da destinare al suo Sudan. Divenne il fantino più alto del mondo senza mai essere salito a cavallo e il più alto giocatore di hockey di sempre pur senza saper pattinare. Successe nel 2002, quando firmò un contratto di un solo giorno con gli Indianapolis Ice della Central Hockey League: la pubblicità generata dal suo ingaggio diede un’enorme boccata d’ossigeno ai conti della sua fondazione. Così come la sua apparizione sul ring nel Celebrity Boxing Show della Fox, trasmissione a cui aveva accettato di partecipare in modo che l’emittente mandasse in sovrimpressione il numero di telefono della sua fondazione. Stese in tre round l’ex giocatore di football William Perry. In Sudan ci era tornato anche in aprile, per tentare di combattere la corruzione e aiutare lo svolgimento di elezioni democratiche. “Il Sudan e il mondo hanno perso un vero uomo”. Sono rimasto affascinato e commosso da un uomo così straordinario (Gabriele Rossi).