Alcuni dei Soci protagonisti del dibattito nell’Assemblea straordinaria hanno inviato il testo del loro interventi, che qui pubblichiamo aprendo il confronto coi lettori.
Esprimo l’esigenza di creare dei gruppi di discussione fra di noi, perché il circolo non si riduca solo ad organizzatore di conferenze ma diventi anche esso stesso elaboratore di cultura. Per quanto riguarda la modalità di discussione nell’ambito del rapporto fra “visione di fede” e “visione moderna” dell’uomo e del mondo, sostengo l’esigenza di un approccio concreto (non troppo filosofico ma legato alle domande che la nostra esperienza di uomini moderni pone alla nostra fede e legato alle esigenze del dialogo con chi la pensa diversamente), che sia molto libero e aperto e che integri assieme diversi aspetti e punti di vista: teologico, scientifico, filosofico, storico, sociologico-culturale… Infatti il medesimo problema può richiedere competenze diverse. Poi mi sembra bello che la nostra attività di circolo culturale abbia delle ricadute pratiche nel paese in cui viviamo… Sto pensando a qualche proposta di carattere politico (non partitico); cioè vediamo una esigenza e proponiamo una iniziativa che possa andargli incontro (sempre per rimanere concreti). A questo riguardo sottolineo la modernità della nostra costituzione che per altro abbiamo nel nostro statuto e come sarebbe bello prenderla in mano. Mi pare un ottimo esempio di sintesi fra modernità e cultura cristiana (pur senza mai farci riferimento) (MZ).
Si vede che c’è stato tanto lavoro in questi mesi, lavoro fatto in modo serio. Io ho però un dubbio, che il Circolo sia nato vecchio. Naturalmente è NATO, e questo è prima di tutto un fatto importante. Però il bisogno attuale è quello di creare un circolo per noi dai 40 anni in su (tranne rare eccezioni, che rischi dopo qualche mese di diventare un bel luogo un po’ autoreferenziale) o piuttosto di fare qualcosa che introduca i GIOVANI alla cultura, una cultura non già altissima, fatta per chi ha già compiuto percorsi profondi e forti? Positivi i relatori selezionati finora, anche quelli prospettati per il prossimo futuro, ma i giovani che hanno bisogno sono quei pochi bravissimi che vengono, o anche tutti gli altri, che spesso trovano proposte di formazione piene di avvenimenti ai quali partecipare, anziché situazioni che li educhino ad ESSERE, per poi saper scegliere? Il mio forte dubbio è: questo tipo di percorsi, o sentieri che dir si voglia, è in grado di parlare loro, creando alla fine degli incontri un’occasione di dialogo che tolga loro la soggezione del momento, e consenta di partecipare in proprio ad un effettivo momento di scambio? Questo obbiettivo è realizzabile in un contesto come il Circolo, o effettivamente non ha la possibilità di rientrare negli scopi, almeno per ora? O forse, infine: ben venga l’attuale modo di procedere, ma non si perda la vitale necessità di creare una sezione finalizzata ai giovani. Ci vorrebbe il coraggio di correre il rischio di affidarla proprio a loro (MB).
Prima cosa: mi sembra che il Circolo abbia dimostrato di rispondere ad un bisogno reale del nostro ambiente. Seconda: condivido il parere di chi ha sottolineato l’esigenza di momenti di confronto e riesame tra i soci dopo gli incontri, per discutere e metabolizzare quanto ascoltato o vissuto. Terza: mi piace il tema individuato per il prossimo anno, ma ritengo necessari, prima degli incontri tematici, due approfondimenti: il primo dedicato ai processi in atto a scala globale, che vengono sintetizzati di solito col termine globalizzazione, che però è termine riempito di contenuti e significati troppo disomogenei per costituire una base chiara sulla quale innestare le analisi di singoli aspetti dei “nostri giorni”: il secondo dedicato alla situazione italiana. Se Dio vorrà, sono disponibile per almeno aiutare sull’impostazione dei due approfondimenti in questione (GB).
Restiamo in attesa degli altri contributi.