Inventori di strade augura a tutti i suoi amici la gioia della Pasqua proponendo la meditazione di questo ricco testo di Jean Daniélou (J. Daniélou, La Résurrection, du Seuil, Paris 1969, 135-139 – ns. tr. it.).
Tutti gli anni le letture della Messa di Pasqua fanno risuonare l’invito che lo Spirito Santo rivolge a tutti i cristiani per bocca di Paolo: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio» (Col 3,1). Questa piccola frase contiene la più straordinaria delle affermazioni, poiché significa non solo che il Cristo è risuscitato, non solo che noi risusciteremo un giorno con Lui, ma che noi con il nostro battesimo già siamo risuscitati con Lui.
Tutto il mistero dell’esistenza cristiana sta in questa affermazione. In apparenza nulla è cambiato nella condizione umana, proprio quando la risurrezione di Cristo ha già compiuto la sua opera di trasfigurazione nel mondo nascosto delle anime, così che il cristiano non attende altro che la manifestazione di ciò che in lui è già sostanzialmente compiuto, tanto che san Paolo continua: «la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria».
[…] Non si tratta allora d’un semplice ritorno a una vita mortale ma del passaggio dalla condizione mortale, che è quella naturale, a una condizione immortale, che trascende ogni vita naturale, poiché è una misteriosa partecipazione alla vita divina. Questa immortalità […] è la vivificazione d’un essere mortale da parte delle energie divine che gli comunicano un’incorruttibilità soprannaturale e lo innalzano al di sopra della condizione mortale.
Proprio questo è il mistero cristiano della risurrezione. Di per sé la natura umana è votata alla morte, come ogni cosa che faccia parte della biosfera cui essa appartiene con il suo corpo di carne. Ma il Verbo di Dio che, sin dall’inizio, aveva chiamato la natura umana all’immortalità introducendola nel paradiso e destinandola a nutrirsi del frutto dell’albero di vita, viene a riprendersi questa natura che il peccato di Adamo aveva ridotto alla condizione mortale. Con la sua risurrezione, Egli le comunica la propria vita incorruttibile. Con la sua ascensione la esalta alla destra del Padre. E la sua umanità glorificata diventa il principio di risurrezione per ogni uomo in lui innestato con il battesimo.
La risurrezione significa allora l’esaltazione dell’umanità al disopra di sé nel mondo inaccessibile di Dio. È la buona novella per eccellenza, il meraviglioso destino cui l’amore del Padre ha chiamato l’umanità nel Figlio unigenito con il dono dello Spirito. È l’inaudita avventura con cui questi esseri di carne e di sangue che noi siamo, così vicini al mondo animale, sono immersi ancora viventi nella fiamma ardente della vita trinitaria, che distrugge tutto ciò che è mortale e comunica l’incorruttibilità: «affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita» (2Cor 5,4). E ciò non è possibile se non mediante questo gesto di Dio che, in Cristo, discende verso la nostra natura di carne e, dopo averla afferrata, la solleva al disopra di lei per condurla nelle profondità del Padre, «dove è Cristo, seduto alla destra di Dio».
La risurrezione di Cristo rappresenta così le primizie della nostra risurrezione. Con Cristo una parte della nostra umanità è già esaltata nelle profondità di Dio. Cristo è così – ci dice la lettera agli Ebrei – come un’ancora gettata non negli abissi del mare ma nelle altezze del cielo. Egli è il garante della nostra speranza, poiché questa speranza è già compiuta in Lui. Di più, il Cristo glorioso attira tutta l’umanità in virtù d’una misteriosa gravitazione […]: «E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Cristo, primogenito tra i morti, per primo ha fatto saltare i limiti dell’esistenza in cui eravamo rinchiusi come in una prigione. La scienza può ingrandire questa prigione ma non farcene uscire. Attraverso Cristo il nostro destino sfocia nell’infinito della vita di Dio.
Questa virtù della risurrezione di Cristo ci raggiunge per intero. Raggiungerà un giorno i nostri corpi morti, quando la sua scintilla verrà a toccarli, li rimetterà in piedi e li vivificherà d’una vita che non sarà più soltanto quella della carne e del sangue, ma lo Spirito incorruttibile che comunicherà ai nostri corpi mortali la sua incorruttibilità. Essa però ci raggiunge sin d’ora nelle nostre anime morte – morte a causa del peccato che ci privava della vita di Dio – viene a toccare le nostre anime morte e a suscitare in loro la vita dello Spirito, la vita dello Spirito Santo che converte le nostre intelligenze e i nostri cuori, li fortifica, li vivifica e li rende capaci di conoscere e di amare le cose divine attraverso una misteriosa partecipazione alla conoscenza e all’amore con cui Dio stesso si conosce e si ama.
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