Appunti di viaggio – 2

Manoppello - Il Volto Santo
Manoppello – Il Volto Santo

Ogni viaggio ci fa rivivere qualcosa della nostra nascita, ne ripropone gli elementi. Per questo è così vitale e bello viaggiare, è come nascere di nuovo, abbandonare un luogo limitato e uscire verso l’illimitato, tagliare anche solo temporaneamente i nostri legami, uscire dal nostro piccolo guscio ed entrare nel grande mondo, essere trasformati in qualcosa di nuovo, lasciare le sicurezze e affidarsi ad altri incontri, dipendere da sconosciuti (Ermes Ronchi [1])

Manoppello è un mucchietto di case ai piedi della Maiella, la montagna d’Abruzzo “tutta ‘n fiore” che “ppare fatta pe l’ammore”, ma oltre le case c’è un santuario e nel santuario trovi il Volto Santo, e qui ti fermi e contempli, felice del tuo viaggio nella calura estiva.

L’icona acheropita è identicamente impressa su entrambi i lati di un telo fatto di prezioso quanto fragile bisso di mare, totalmente trasparente alla luce, i grandi occhi aperti ti fissano, la bocca semiaperta, una rada barba bifida, chiarissimi i segni del supplizio, perfettamente sovrapponibile senza sbavatura alcuna al volto dagli occhi chiusi della Santa Sindone torinese. Comincia il mistero: cos’è, perché è qui, che storia ha questo mandylion e come mai sarebbe rimasto quasi sconosciuto se Benedetto XVI non gli avesse restituito fama con il suo pellegrinaggio – il primo di un papa – dell’1 settembre 2006?

A Manoppello il velo del Volto Santo fa la sua comparsa verso la fine del XVI secolo, affidato a un maggiorente del luogo da uno sconosciuto pellegrino subito dissoltosi nel nulla, e dopo varie peripezie nel 1638 trova ricetto e pace nel nuovo convento dei cappuccini – l’attuale santuario – dal quale son tre secoli che esce due volte all’anno per una solenne processione, che ci sia torrido sole o pioggia battente non importa: il bisso resiste, serrato tra due lastre di vetro.

Nel 1527 c’era stato il famoso sacco di Roma e con il sacco era scomparso dalla basilica vaticana il velo della “Veronica” – occhi aperti – gelosamente custodito dai canonici di San Pietro che ne avevano fatto oggetto di grande venerazione dei fedeli nonché fonte di generose offerte. Un filo d’oro pare collegare direttamente la reliquia, attraverso Costantinopoli e Camulia in Asia Minore, al Santo Sepolcro di Gerusalemme, ove con altri veli funebri aveva protetto il corpo di Gesù.

Ora, a portare il velo trafugato da Roma a Manoppello potrebbe esser stato proprio uno dei comandanti delle truppe d’invasione che per i suoi guerreschi meriti si era guadagnato titolo nobiliare e annessi possedimenti in Abruzzo. A Roma i canonici si guardaron bene dall’accusare il colpo, un falso della “Veronica” – riprodotto ahimé cogli occhi chiusi – andò a rimpiazzare in San Pietro quella vera nel reliquiario custodito in uno dei quattro giganteschi pilastri della crociera – quello appunto detto “della Veronica” – che sostiene la michelangiolesca cupola e di lì, da altezza sufficiente a confondere i particolari, continuò nei secoli ad esser esibita una volta all’anno alla sottostante trepida folla di romei. Così si racconta e così riporto… ma non si può fare a meno di osservare come da nessuna delle parti coinvolte, né i buoni frati di Manoppello né i bravi canonici romani, ci sia mai stata gran spinta a gettar luce sulla storia. In una suntuosa mostra – “Il volto di Cristo” – allestita a Roma per il Giubileo del 2000, fu possibile ammirare la trecentesca vuota cornice ed alcuni volti dagli occhi chiusi dipinti nel ‘600, ma non il mandylion di Manoppello.

Aldilà dell’enigma, l’incontro con quel Volto conosciuto, come un “abbandonare un luogo limitato e uscire verso l’illimitato”, lascia il suo segno.

Per chi volesse approfondire, segnalo un ottimo saggio: S. Gaeta, L’enigma del Volto di Gesù. L’avventurosa storia della Sindone segreta, Rizzoli 2010 (ng)


[1] E. Ronchi, Il futuro ha un cuore di tenda, Romena 2010, 38.

Manoppello - Il Santuario del Volto Santo e la Maiella
Manoppello – Il Santuario del Volto Santo e la Maiella