
Presentiamo la sintesi del primo intervento tenuto lo scorso 20 marzo da Andrea Porcarelli sulla strada “Corpo che sono e corpo che ho”, con il titolo “Corporeità e sessualità nella cultura occidentale”, perché offra argomento di scambio sul blog e sia utile strumento di preparazione al prossimo intervento del 10 aprile: “Identità della persona tra dimensione corporea e dimensione spirituale”, con il quale il Relatore entrerà nella pars construens del suo complessivo contributo a Inventori di strade.
Viviamo immersi nella nostra cultura: allora è importante intercettare le ragioni e le idee che ne sono alla base. Radici prossime e remote che costituiscono questa mentalità.
Radici remote
- La categoria concettuale nota come “rivoluzione scientifica”. Cartesio (1596-1650) paragona il corpo a una macchina, pur senza essere un materialista. William Harvey nel 1628 pone l’analogia fra il cuore e la pompa, e si può così pensare che tutta la corporeità sia spiegabile con meccanismi circolatori. Carl Vogt nel 1854 giunge all’affermazione che “il pensiero sta al cervello come la bile sta al fegato” e questo archetipo concettuale è rimasto fino ai nostri giorni nella triangolazione corpo-macchina, scoperte scientifiche e scoperte medico-biologiche. Con il procedere della scienza, si arriva a pensare come plausibile che tutto sia macchina: plausibile, non convincentemente provato. Cervello = hardware, pensiero = software. Quest’immagine dell’uomo-macchina è passata da Cartesio al computer senza soluzione di continuità.
- Il modo in cui la nostra intelligenza si rapporta di fronte a ciò che ritiene meccanico. Aristotele ha detto che la nostra intelligenza di fronte alle realtà naturali si comporta come “misurata”, di fronte alle realtà artificiali si comporta come “misurante”. Maritain osserva: “Nell’artefatto tecnologico l’intelligenza umana trova un nodo di concetti che un’altra intelligenza pari alla sua ha annodato e che egli può sciogliere senza residuo”. A questo punto si elimina non solo un mistero divino ma anche un mistero naturale. La nostra corporeità ha invece elementi di mistero con cui bisogna misurarsi.
- Quando ci rapportiamo alle cose tecnologiche, noi abbiamo due mete: definirne la finalità e avere le capacità tecniche con cui dominare l’oggetto. Se applichiamo questo ragionamento tecnologico al corpo-macchina, pensiamo di non aver limiti nel piegarlo alla nostra volontà. Queste idee, se entrano nella mentalità corrente, diventano convinzioni irriflesse.
- Riguardo alla corporeità si aggiunge un ulteriore elemento: con lo sviluppo delle biotecnologie il limite di ciò che posso fare è fissato dalla richiesta che mi viene fatta e dalla mia capacità di soddisfarla. Ci vuole però anche una domanda etica: fino a che punto si può “fare”? Ma è evidente che se il corpo è una macchina questa domanda sul limite tra il tecnicamente possibile e il lecito nemmeno si pone.
- Altra conseguenza ancora: se la corporeità è pensata a immagine della macchina, come la macchina, quando non funziona più si rottama: ecco la richiesta eutanasica.
Radici prossime
- Il progressivo processo di secolarizzazione della cultura (“secolarizzazione” in sociologia significa una sempre minore incidenza del fattore religioso nei processi sociali) è qualcosa di più sottile. Mentre gli illuministi, pur essendo profondamente laici, non negavano la loro matrice cristiana, oggi la situazione è ribaltata: i cattolici che hanno responsabilità pubbliche nascondono e quasi si scusano della loro identità cristiana.
- Si è avuta un’evoluzione dei riferimenti di tipo etico, passando da una cultura diffusa di pluralismo etico a quella che viene chiamata società “liquida” o eticamente neutra. Nella società pluralista io so che la mia scelta identitaria è qualcosa di ben definito di fronte a tante opzioni possibili, mentre la società neutra si caratterizza per una pluralità indifferenziata di modelli etici che la persona può di volta in volta assumere anche se fra loro contraddittori, perché a ogni modello corrisponde un’identità a sé.
- Infine il passaggio da una visione della sessualità in generale sintonica con l’idea cristiana a quella che è stata chiamata “rivoluzione sessuale”, che ha portato a legittimare come modelli comportamentali comportamenti che ci sono sì sempre stati, ma non hanno mai preteso di essere legittimati.
- In un mondo così pluralisticamente indifferenziato ci si forma l’idea che si possano avere anche più identità, anche in contrasto fra di loro, perché nell’insieme ogni ambiente ha le sue regole alle quali mi adeguo, così che posso essere “diverso” a seconda dell’ambiente in cui mi trovo. È chiaro che chi cresce in una società del genere, eticamente neutra, ha un’oggettiva difficoltà a formarsi un’identità.
- La rivoluzione sessuale, iniziata nel secondo dopoguerra, ha determinato un cambiamento dei comportamenti ma, ciò che è più importante, della concezione stessa della sessualità. Negli anni ’60 il mito dei “vitelloni” in forma lieve, senza proporsi come modello, passa l’idea che la sessualità fuori del matrimonio sia una cosa bella e divertente. Negli anni ’70, con l’affermarsi dei movimenti femministi, abbiamo un elemento di tutt’altra matrice culturale, paradossalmente opposto, che colloca il progetto di rivoluzione sessuale al centro d’una rivolta contro la borghesia, identificata con i valori etici cristiani che ne costituiscono la spina dorsale. Con un lucido disegno (Marcuse e altri) incidendo su questi valori si vuole scardinare una società, scardinare una morale accettata per secoli, figlia del cristianesimo, su cui anche i laici convenivano, da abbattere perché morale borghese e maschilista. Si fa strada l’idea che liberi la donna la liberazione dalla sessualità monogamica e potenzialmente procreativa.
- In questi anni di fortissime pressioni culturali s’insinua anche con successo l’idea che non è necessario che le leggi della società tengano conto delle prospettive morali. Perché imporre ad altri la propria morale? L’idea che l’indissolubilità del matrimonio sia un optional, lo sviluppo della mentalità contraccettiva e il concetto di “cosalizzazione” – perciò manipolabile – dell’embrione, si fanno strada ed hanno un effetto-valanga di comportamenti socialmente diffusi in una società neutra.
- Dopo aver slegato la sessualità dalla coniugalità, la procreazione dalla coniugalità e la procreazione dalla sessualità, abbiamo oggi la tendenza prorompente di dividere anche la sessualità dall’identità sessuale. Secondo la teoria del gender, la sessualità è solo una questione di gusti, teoria più virulenta delle altre perché più giovane, e deve affermarsi.
Conclusioni. Mantenere l’attenzione critica. Per i giovani le sollecitazioni arrivano da tante parti che è impossibile intercettarle. Dobbiamo giocare al rialzo: accorgersi dell’errore e affermare con forza la verità. “La verità è forte in se stessa”. Il vero problema non è far tacere la voce dell’errore ma quello di credere nella forza della verità e farla parlare.
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