RINVIATO A DATA DA DESTINARSI

Ai relatori, entrambi teologi, docenti ed intellettuali, presenti sia sui social media sia nei dibattiti filosofici e culturali in ambito laico e confessionale, viene chiesto di dare un contributo alle questioni antiche del “credo ut intelligam” e “intelligo ut credam” che Agostino d’Ippona aveva posto all’inizio della propria riflessione teoretica, segnando il futuro della filosofia e della teologia, questioni senza dubbio molto attuali se si pone attenzione ai disagi del pensiero contemporaneo, impegnato nelle strettoie delle certezze scientifiche e nel bisogno insopprimibile di un respiro spirituale.
Certamente quando crediamo pensiamo, ma possiamo pensare anche senza credere. È possibile allora credere senza pensare, senza usare la ragione? E, per chi crede, la ragione è un ostacolo oppure un aiuto alla fede? La ragione è davvero più chiara se si unisce alla fede? Una fede che non sappia pensare la realtà è una fede matura? E in cosa crede chi non crede? Ci può essere una spiritualità senza la fede?
Queste sono alcune domande a cui i nostri relatori hanno dedicato i loro più importanti lavori e ci auguriamo che possano animare un dibattito intenso e profondo.
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